Parete dei Militi - Diedro del terrore con variante d'uscita



Su questa parete si sono scritte alcune pagine importanti dell'alpinismo piemontese. Guido Rossa, primo a tentare la salita di questo itinerario, si arena dopo i tetti e scende in corda doppia. Solo Motti e Grassi, alcuni anni piu' tardi, riusciranno a completare la salita di questo diedro che, per la sua sinistra fama di linea inscalabile verra' chiamato "diedro del terrore". Leggendo "I falliti" mi ero appassionato a questa via mitica e, alla proposta di Saverio di salirla, non mi sono certo tirato indietro! Dopo alcune lunghezze facili, superato l'attacco delle due Gervasutti, iniziano i problemi. Diedri marci, poca chiodatura e per di piu' di dubbio gusto con chiodi rugginosi che flettono in maniera preoccupante, blocchi grandi come persone che sono su per miracolo, mille scaglie che vengono via solo a sfiorarle con le maniche... Un chiodo saltato via insieme a una grossa lama in una qualche precedente ripetizione obbliga Saverio a un passo difficile in libera, ma tutto va per il meglio, e il tiro del doppio tetto (originariamente valutato A3) e' superato. Parto io per superare un tetto piu' facile (dicono 6a). Dovrei trovare una sosta su un cengione, ma non c'e'. Mi lascio irretire dal disegno che ho trovato su internet che segna la sosta piu' in alto della cengia......... Cosa forse anche piu' preoccupante: 20 metri sopra trovo una sosta in piena regola, senza maglie o moschettoni di calata... Saremo sulla via giusta? La cengetta larga un palmo segnata sulla relazione non si vede proprio da qui... Saverio mi raggiunge e sale fino al grosso tetto, in un marciume spaventevole, gli resta in mano un chiodo, ma riparte come se nulla fosse successo. Un traverso inquietante, su lame che suonano di vuoto e un blocco appoggiato che pesera' 1000 kg a piombo sopra la sosta porta a una seconda sosta, con chiodi cattivi. Da li' si vede molto piu' in basso la famosa cengetta di un palmo... Siamo su un errore, ma tornare indietro da qui e' pressoche' impossibile. Saverio riesce a sistemare la sosta e il "Se cadi ci ammazziamo si trasforma in un piu' mite Se non cadi e' meglio, ma la sosta dovrebbe tenere". Lo raggiungo e parto per quello che definiremo "un tiro delirante e psichedelico". All'incitazione di Saverio "fai un passo, prendi il bordo e sei fuori", mi lancio in un A1 su microdadi (di cui uno con moschettone di calata, la disperazione...) seguito da un runout di VII su prese marce spioventi coperte di terra. E' una lotta impari, ma riesco a saltare fuori, pero' non e' ancora finita... mi aspetta un traversino su pile di piatti assolutamente non rassicuranti. Via in apnea e trovo una sosta con due spit. Riprendo il fiato. Anche Saverio non apprezzera' molto questo tiro. La discesa non e' difficile per fortuna, pero' e' molto lunga e finisce nell'oscurita'. Un giretto a Bardonecchia ci aiuta a sciogliere la tensione.