Spiz di Lagunaz - Diedro Casarotto Radin



Dal meteo sembra che sulle dolomiti non piovera' piu'... Di ritorno da Agordo, propongo a Saverio un sopralluogo in val di San Lucano... Il diedrone e' asciutto! Tre giorni di alta pressione... Come farsi scappare una simile occasione?!?!? Ne approfittiamo per studiare l'avvicinamento, sistemare ometti, pulire la traccia e togliere rami e sassi che ostruiscono il procedere. La decisione non e' da prendere a cuor leggero, e il giorno dopo, ancora con il buio, siamo alla baita del Tita. L'avvicinamento allo zoccolo va via liscio, 20 minuti di attesa perche' il sole sorga, e poi via sullo zoccolo che, da quanto avevo letto in giro, credevo fosse una roba tremenda e invceve e' poco piu' di un sentiero ripido nel bosco. Passiamo l'hotel Massarotto e troviamo subito l'attacco. Un pensiero va all'audace Casarotto che non conosceva ancora quel comodo accesso al momento della prima salita. Attacchiamo la via. Capiamo subito che i gradi nella relazione sono dati con estrema strettezza e ci adeguiamo. Arrivati alla fine della parte facile, Saverio va ad infilarsi in un difficile variante, con roccia non esattamente bellissima, ma alla fine trova la sosta della via. Siamo tutti piu' tranquilli. Dall'hotel Massarotto qualcuno ci fa segni, ma non riusciamo a capire chi sia. La via passa, tiro dopo tiro e finalmente arriviamo in vista del gran diedrone. E' proprio immenso. Sono le 18 e decidiamo di fermarci in una comoda nicchia per 2. E' un'ottima notte. Dormiamo entrambi e ci svegliamo verso le 6 belli freschi. Il diedro, sulla carta facile, riserva sorprese. Arrivati al cengione troviamo uno zaino di PDP pieno di teli termici. Non ci perdiamo d'animo: c'e' ancora parecchio da salire. Dopo un primo tiro (inutile) decidiamo di slegarci e procedere piu' agili sulle rampe che portano in cima. La scelta si dimostra ottima e in poco meno di un'ora iniziamo la discesa. Tra doppie, risalite e passaggi esposti occorre prestare molta attenzione. Arrivati ai prati, la questione non e' finita... Si deve ancora salire per poi scendere. Raggiungiamo la macchina a Pra di mezzo giusto in tempo per andare a cena all'agriturismo all'inizio della val Corpassa e brindare allo spriz di lagunaz! Alcune note sulla via: 1) meglio andare in tre per ripartire i carichi in modo piu' bilanciato (avevo uno zainetto da circa 10 kg) 2) finiti i tiri di "III" traversare subito sotto al pilastro e non farsi invitare dal ripiano che si vede una decina di metri sopra 3) nel diedro ci sono varie possibilita' di soste gia' attrezzate oltre a quelle segnate sulla relazione 4) il posto da bivacco sul cengione al termine del diedro e' molto umido e quindi non consigliabile 5) consigliabile la strategia delle due macchine che consente di scendere comodamente a Pra di Mezzo evitando di fare doppie o arrampicate dal colle della torre Considerando ambiente, distanza dall'umanita' (apparentemente piccola), assenza del segnale del cellulare, parsimoniosa attrezzatura dell'itinerario, non posso far altro che concludere dicendo che e' una gran via e facendo i complimenti a Saverio che ha avuto la pazienza e la resistenza di farsi tutti i tiri davanti.