Medale - Milano 68



Siccome ormai mi dicono che spiego ai locals i dettagli delle loro vie, sono giustamente incaricato di trovare l'attacco. E cosi', presa la giusta traccia, riesco a convincere Jacopo che sia meglio infilarsi tra i rovi piuttosto che seguirla fino al termine. Poco dopo, ripresa la retta via, troviamo le fisse e partiamo. La via e' ben spittata e Lucio non si lascia intimidire dalla vegetazione e presto termina i suoi tiri. Ora tocca a me: un primo tiro, con un appiglio nascosto nella spaccatura, mi costringe a numeri di cui e' meglio non riferire dettagli. Si parte per gli strapiombi. Qui scomodo Willy per dire come le nostre speranze siano rimaste tali: "l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’ azione perdono anche il nome". Superato il primo spit, mi attacco alla staffa. Il tiro si fa praticamente senza toccare la roccia, ma sembra di avere un elefante come contrappeso, tale e' l'attrito delle corde. Per riposarmi cedo il mio tiro successivo a Jacopo in cambio del suo ultimo. Jacopo, perche' lo stile e' importante, si esibisce con i suoi jeans di moschino in incroci in balance sulle staffe. Da secondo la musica cambia, la via sembra tutta arrampicabile, ma questo e' un discorso che affronteremo in un secondo momento. Vista l'indigestione di stile (e la stanchezza che inizia a sentirsi, e la perentorieta' di Jacopo che mi ricorda che l'ultimo tiro e' mio) vedo di riportare a pari il bilancio stilistico adducendo la scusa della placca bagnata per tirare ben quattro spit sul tiro finale di 6a+. Arriviamo in vetta senza aver visto nessuno in tutta la giornata. Incredibile per essere in medale in un giorno di tempo eccezionale, no?