Monte Bianco - Cresta integrale del Brouillard
Lungo la strada della val Veny, dopo i due tornanti, si staglia contro il cielo l'immane mole della cresta del Brouillard. E' un dinosauro pietrificato, la gigante schiena del Monte Bianco, un'onda di un oceano lapideo in burrasca.
Un po' per prendere in giro Lorenzo, un po' perche' non sapevo cosa fare, alla sua domanda "dove andiamo?" tiro fuori questo asso dalla manica (e ovviamente insisto con protervia, non sia mai che capisca che e' uno scherzo).
Ecco, siamo partiti. Su per prati verticali, seguendo tracce di camosci e stambecchi e poi il filo di cresta, perche' "altrimenti che integrale sarebbe?".
Siamo sempre convinti di essere piu' avanti di dove in realta' siamo e ad un certo punto ci fermiamo per bivaccare. La solitudine e la bellezza di questo posto sono difficili da descrivere.
Ripartiamo, e lentamente cavalchiamo Punta Baretti, il Mont Brouillard e qui la solitudine finisce. Incontriamo prima due tedeschi che abbandonano la salita, poi un gruppo di vicentini ex-teenagers (eta' media intorno ai 60, gia' due bivacchi alle spalle e un terzo in preventivo, grande motivazione e zaini epici), che per un po' ci seguono. Di nuovo soli, le nuvole sotto di noi e una vetta che non arriva mai davanti. Sulla destra, nelle nebbie, talvolta appare la mia ombra nel centro di un arcobaleno globulare. La vetta e' fredda e deserta, spazzata da un vento tagliente.
Ogni tanto mi chiedo quali motivazioni ci spingano. Penso di conoscerle, e credo che la cosa piu' bella sia condividerle con altri che provano le stesse cose, senza bisogno di dire una parola.